Parlare di stress in ambito nutrizionale è quanto mai di attualità. Anzi, forse più che parlare di attualità parlerei di “necessità”. Infatti il modo in cui ci alimentiamo è strettamente veicolato dalle emozioni e spesso queste emozioni rappresentano per noi qualcosa che fugge dal controllo.
Ecco allora il mangiare per ansia (da esami, da prestazione, da stress lavorativo), per conforto (il valore del cibo come ricompensa è un ben noto meccanismo biochimico) per gioia (voglio festeggiare un risultato con un adeguato cibo) o per dipendenza (non posso fare a meno di quel cibo).
Il cibo viene usato anche come un analgesico, come mezzo per reagire ad emozioni negative, allontanando l’attenzione da quegli stati emotivi che ci riesce difficile tollerare.
In tutti questi casi spesso si assiste ad un comportamento alimentare che porta non soltanto ad una difficoltà a mantenere il giusto peso corporeo ma anche alla nascita di emozioni spiacevoli, come il senso di colpa o la vergogna.
In termini psicoanalitici, le emozioni rappresentano il ponte fra la parte più razionale di noi (Io e Super Io) e la parte più nascosta ed interna (inconscio). Lo stress, a cui tutti noi siamo comunque sottoposti  in maniera più o meno evidente, rende più difficile per l’individuo di entrare in contatto con le proprie emozioni: ecco quindi che risulta più facile veicolare i nostri veri sentimenti attraverso il cibo che non affrontarle per quelle che sono.

In quest’ottica, qualsiasi persona che voglia intraprendere un percorso nutrizionale dovrebbe chiedersi che valore emotivo ha per lui il cibo. Cominciare a distinguere tra i bisogni emotivi ed i  bisogni alimentari, ricordando, ogni volta che  viene voglia di mangiare qualcosa per contrastare un’emozione negativa, che quella non è la strada corretta. Occorre trovare la giusta risposta al disagio emotivo: se siamo annoiati possiamo uscire con un amico, se siamo in tensione è meglio fare attività fisica o se siamo arrabbiati possiamo anche urlare o  prendere a pugni un cuscino per a scaricare tutta la tensione!

La  gestione delle emozioni è quindi fondamentale per il buon esito di un programma alimentare.

Inoltre bisogna sapere che l’inconscio lavora per immagini, contemplando solo qualcosa che esiste, non qualcosa che non c’è. Emblematico l’esercizio mentale “Non pensate all’elefante” dove tutti, nonostante l’ordine impartito visualizziamo immediatemante nella nostra mente il simpatico pachiderma.


Nel corso di una dieta non pensate mai ripetitivamente “oggi non devo mangiare ” oppure “sono a dieta, sono a dieta” perchè immediatamente il vostro inconscio visualizzerà l’immagine contraria (un lauto pasto) e l’abbuffata sarà inevitabile!