Pochi giorni fa ho finito il mio percorso di seconda laurea e sono stata proclamata Dottore Magistrale in Scienze della Nutrizione ad indirizzo Nutraceutica. A novembre 2019 avevo iniziato questa nuova avventura, un po’ per realizzare un vecchio sogno nel cassetto, un po’ perchè attratta da un piano di studi completo e stimolante che ha notevolmente arricchito la mia formazione come nutrizionista.
In questo contesto ho avuto la possibilità di scrivere una bellissima tesi dal titolo ” Il ruolo dei nutraceutici nel trattamento dell’artrite reumatoide”. La ricerca bibliografica è stata lunga e non facile: dovevo finalmente individuare nel mare di sentito dire ” mi hanno detto che la curcuma fa bene per l’artrite reumatoide” quelle che erano le principali evidenze scientifiche a favore di uno o l’altro nutraceutico, e valutare se ci fossero dei razionali scientifici dietro l’utilizzo di uno o l’altro integratore
L’artrite reumatoide è una malattia cronica, infiammatoria, di natura autoimmune che si sviluppa a carico delle articolazioni con rossore, edema, dolore e coinvolge sia cellule residenziali come osteoclasti e sinoviociti, ma soprattutto cellule del sistema immunitario come macrofagi e linfociti.
L’eziologia della patologia è complessa e prevede sia fattori di predisposizione genetica che fattori ambientali, come il fumo di sigaretta o gli ormoni sessuali (la malattia ha una incidenza maggiore nelle donne rispetto agli uomini di 2-3 volte). Il trattamento farmacologico comprende sia l’utilizzo di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e steroidei (come il cortisolo) anche se il trattamento di elezione rimane l’utilizzo di farmaci antireumatici, gli unici in grado di bloccare la progressione della malattia. Fra questi ricordiamo il trattamento di elezione, il metotrexato, ed i farmaci di nuova generazione come i farmaci biologici mirati a bloccare il segnale di TNFalfa e della interleuchina 6.
Dalla ricerca da me svolta sono emerse forte evidenze scientifiche a favore degli acidi grassi omega 3 e della vitamina D. In particolare gli Omega3 sarebbero all’apice di una cascata anti-infiammatoria con produzione di resolvine, mentre la vitamina D avrebbe una funzione più pleiotropica, in quanto sarebbe in grado di modulare le sottopopolazioni di linfociti T helper, inibire la produzione di autoanticorpi da parte dei linfociti B e bloccare la produzione di citochine infiammatorie.
Sono già stati effettuati numerosi, importanti studi clinici che hanno suggerito un possibile ruolo di questi prodotti naturali a fianco dei farmaci convenzionali. Inoltre allargando la prospettiva si potrebbe pensare di consigliare una dieta ricca di omega 3 (contenuti principalmente in pesci dei mari freddi come sardine, salmone, etc e nei semi di lino) o di migliorare l’esposizione ai raggi solari per aumentare i livelli di vitamina D in tutte le persone malate o a rischio di sviluppare la patologia.
Evidenze significative sono state anche riportate sulla supplementazione con probiotici, curcumina e resveratrolo
E’ chiaro che sono necessari ulteriori studi per definire tempi e modi di somministrazione dei nutraceutici nei malati di artrite reumatoide, ma sicuramente l’utilizzo dei nutraceutici diventerà parte integrante della terapia per questa malattia in futuro