La flora intestinale svolge un ruolo fondamentale nella salute umana ed è stato osservato da numerosi studi che differenze fra le specie batteriche che vivono nell’intestino possono essere associate sia ad obesità che a fenomeni di insulino-resistenza. Uno studio condotto alla Vanderbilt University  dal Prof. Sean Davies e pubbblicato sul Journal of Clinical Investigation ha dimostrato come sia possibile modificare l’Escherichia Coli, una specie batterica che vive normalmente nell’intestino dell’uomo e di tutti i mammiferi, per produrre in grandi quantità N-acylphosphatidylethanolamina (NAPE), una sostanza normalmente sinntetizzata nell’intestino in risposta all’introduzione di cibo. Il NAPE fisiologicamente riduce il senso di sazietà e la sua iper-produzione da parte dei batteri ingegnerizzati può essere utilizzata per aiutare il dimagrimento nei casi di grave obesità o diabete. Il problema, come per tutti i batteri modificati in laboratorio, rimane il controllo e la trasmissibilità: cosa potrebbe succedere se tale batterio si riproducesse tranquillamente al di fuori dell’ospite selezionato e colonizzasse l’intestino di individui già magri o in precario stato di salute?
Il prossimo obiettivo del gruppo è proprio quello di limitare la capacità del batterio di riprodursi al di fuori dell’ospite.

A chi interessasse una lettura più approfondita questo è il sito dove potete trovare l’articolo originale:
Journal of Clinical Investigation